Marmi che ci parlano

Le lapidi volute dal sindaco socialista Vicedomini nel 1921, rimosse dai fascisti e riscoperte vent’anni dopo, raccontano ancora oggi la memoria ferita e restituita di una città.

Fin da ragazzo sono stato attratto dalle lapidi fissate sui muri della città. Mi sono sempre fermato a leggere le parole che vi sono impresse, che diventano anch’esse di marmo e, se sappiamo ascoltare, ci parlano anche.

Mi capitò qualche mese fa quando, salendo le scale del Municipio, mi soffermai nuovamente a pensare a quei giovani partigiani, i cui nomi vi risaltavano in bella mostra. Mi sentii, allora, in dovere di scriverne nuovamente le loro storie e ne feci un articolo che inviai a CambiaMenti e che titolai: Tre ragazzi su una lastra di marmo.

Ieri, invece, mi sono recato al Cimitero, insieme con Pino Fucito, che ringrazio per la disponibilità e la pazienza con la quale asseconda sempre le mie richieste, per fotografare le due lapidi collocate ai due lati dell’ingresso principale.

Quelle due lapidi, furono ideate da Giuseppe Vicedomini, che ne scrisse anche i testi più di un secolo fa e, poiché io e Salvatore Forte stiamo cercando e raccogliendo ogni possibile traccia lasciata da questo nostro concittadino, con l’ambizione di farne un libro, ci sembrava indispensabile averne copia.

Come capita spesso, la semplice letture di quelle poche parole, mi ha messo in grado di ricostruire la loro storia ed anche il motivo per il quale mostrano evidenti segni di danni e rotture, non provocate solo dal tempo.
La loro storia è molto semplice. Quando, nel 1920, Giuseppe Vicedomini venne eletto Sindaco di Nocera, unico socialista a raggiungere questo traguardo in provincia di Salerno, pose tra i suoi primi obiettivi la iqualificazione del Cimitero Comunale, allo scopo di rendere più decoroso il luogo dove riposano i nostri antenati.
Quando, nel 1921, furono ultimati i lavori, l’allora Sindaco scrisse i versi e dispose la collocazione delle due lapidi. Purtroppo, nel 1922, il fascismo cominciò ad imperare e Vicedomini fu costretto alle dimissioni.

Nel 1923 si svolsero nuove elezioni in un clima di continue violenze, pestaggi e intimidazioni.
Nei mesi che precedettero le elezioni, i fascisti locali, cui vennero in aiuto i camerati sarnesi, guidati da Falciani, oltre ai napoletani, capitanati da Padovani, assaltarono e devastarono la Camera del Lavoro ed anche la sede del Sindacato dei Pastai e Mugnai ed alla fine occuparono la Sede del Circolo Sociale per poi farne la sede del Fascio.

Anche grazie a questo clima, i fascisti vinsero le elezioni e si insediarono al Municipio. Tra i primi provvedimenti della nuova Giunta, fu disposta l’immediata rimozione di quelle lapidi che, fortunatamente, non furono distrutte ma, nascoste nel deposito del Cimitero.

Quando, nel 1944, arrivarono gli alleati e Vicedomini tornò al Comune come Sindaco Straordinario, il suo primo impegno fu quello di cercare quelle lapidi, recuperarle e farle collocare nuovamente al loro posto. Pensò bene, però, di far aggiungere una breve frase ad una delle due, quella collocata alla sinistra dell’ingresso:

QUESTI MARMI TOLTI DA MANO SACRILEGA NEL 1923
RITORNARONO AL LORO POSTO NEL 1944.

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