Viva le mamme. Quelle che resistono, ovunque.

Dal Ghana all’Iran, dall’Argentina all’Egitto: le sette storie di madri, rilanciate da Amnesty International, che sfidano ingiustizie, dittature e silenzi per amore, dignità e libertà.

In ogni angolo del pianeta, c’è una madre che lotta. Nelle pieghe della storia, nei margini oscuri delle guerre e delle dittature, nei silenzi imposti dalla paura, si staglia il volto delle madri.

Non sempre celebri, raramente ascoltate, eppure protagoniste di un’umanità che resiste. “Viva le mamme” non è solo un augurio. È un grido. Una preghiera laica. Un tributo a quelle donne che, pur dilaniate dal dolore, hanno trasformato la sofferenza in resistenza.

Questa mattina sono stato letteralmente folgorato da questa potente campagna visiva e narrativa di Amnesty International che ho deciso di scrivere e di approfondire queste 7 storie, questi 7 ritratti di forza, giustizia e amore incondizionato a cui ne ho aggiunto uno, mi sembravo doveroso.

Come doveroso è sostenere le organizzazioni che hanno a cuore i diritti umani e che lavorano per difenderli ovunque nel mondo.

Wuni Kolguin: la madre marchiata come strega

In Ghana, la superstizione può diventare condanna. Wuni Kolguin ha vissuto undici lunghissimi anni nel campo di Gambaga, un luogo dove le donne accusate di stregoneria vengono isolate, spesso con violenza. La sua “colpa” era quella che tanti uomini attribuiscono ancora oggi alle donne: essere diversa, forse saggia, forse libera. Mentre veniva percossa, la figlia assisteva impotente. Ma Wuni è sopravvissuta, non si è piegata. Oggi la sua storia è una testimonianza che inchioda alle proprie responsabilità chi ancora permette che il patriarcato si travesta da mito ancestrale per negare dignità.

Berta Cáceres: madre, attivista, martire

In Honduras, Berta Cáceres lottava per la terra e per la vita. Attivista indigena, fondatrice del Consiglio dei Popoli Indigeni del paese, si è opposta alla costruzione della maxi-diga di Agua Zarca, che avrebbe distrutto l’ambiente e le comunità locali. Madre di quattro figli, è stata assassinata nel 2016. La sua morte è stata il risultato di un sistema che elimina chi difende i beni comuni. Ma Berta non è morta davvero: vive nelle lotte delle figlie e dei figli della terra, e nella memoria resistente di chi ha fatto della giustizia ambientale la propria missione.

Le Madri del Sabato: Istanbul non dimentica

Dal 1995, ogni sabato, al centro di Istanbul, un gruppo di donne si riunisce con fotografie, fiori e domande. Sono le Madri del Sabato, turche e curde, che chiedono: “Dov’è mio figlio?”. I loro cari sono stati arrestati e poi spariti durante gli anni più bui della repressione in Turchia. Queste madri sfidano il silenzio dello Stato, la censura e la violenza poliziesca. Anche quando le loro manifestazioni vengono vietate, anche quando vengono arrestate, loro tornano. Come un battito del cuore che non si arrende.

Laila Soueif: il digiuno per la libertà del figlio

Nel cuore dell’Egitto autoritario, Laila Soueif è madre e scienziata. Ma è anche la voce di chi non ha voce. Suo figlio, Alaa Abd El Fattah, è forse il più noto prigioniero di coscienza egiziano, incarcerato per aver difeso la libertà di espressione. Laila, da mesi, è in sciopero della fame. Con il corpo chiede ciò che la politica nega: giustizia. La sua battaglia non è solo per Alaa, ma per un intero paese soffocato dalla repressione. È il gesto più estremo e più puro: rinunciare al cibo per dare vita a un’idea di libertà.

Le Madri di Plaza de Mayo: 40 anni di memoria

Buenos Aires, Plaza de Mayo. Tra il 1976 e il 1983, la dittatura militare argentina fece scomparire migliaia di giovani. Le loro madri, con foulard bianchi in testa e cartelli con le foto dei figli, iniziarono a radunarsi nella piazza del potere. All’inizio erano poche, ma testarde. Diventarono un movimento storico. Le Madri di Plaza de Mayo hanno cambiato il modo in cui il mondo guarda alla memoria e alla giustizia. Non hanno mai smesso di cercare. Ancora oggi, alcune sono lì ogni giovedì, a ricordare che ogni figlio scomparso è una ferita ancora aperta per tutta l’umanità.

Narges Mohammadi: Nobel dietro le sbarre

In Iran, le madri sono spesso perseguitate due volte: come donne e come attiviste. Narges Mohammadi è entrambe le cose. Madre di due figli, è diventata simbolo della lotta per i diritti delle donne iraniane. Arrestata più volte, è stata condannata a oltre 12 anni di carcere e 154 frustate. Nel 2023 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. Ma il premio è arrivato mentre era ancora dietro le sbarre, nel famigerato carcere di Evin. Le sue lettere dal carcere parlano ai suoi figli e al mondo intero: parole di coraggio che nessuna cella può imprigionare.

Anna Motta: madre di Mario Paciolla, voce di verità

Nel 2020, Mario Paciolla, cooperante italiano in missione per l’ONU in Colombia, è morto in circostanze mai chiarite. La sua mamma, Anna Motta, da allora non ha mai smesso di cercare verità e giustizia. Ha affrontato l’indifferenza delle istituzioni, i muri della diplomazia, il peso del sospetto. Ma ha trasformato il dolore in determinazione. Anna rappresenta tutte le madri che, di fronte a una morte ingiusta, non cercano vendetta ma verità. Perché un figlio che muore senza giustizia è un’ingiustizia che pesa sull’intera società.

37 madri vengono ammazzate ogni giorno nella Striscia di Gaza

La festa della mamma, nei paesi arabi, si è celebrata il 21 marzo. A Gaza, anche quest’anno è una giornata dolorosa, di perdite e di dolore. Per le madri palestinesi, non è un giorno di festa, ma un momento per ricordare i figli strappati via dalla violenza incessante. Dall’inizio dell’offensiva israeliana il 7 ottobre 2023, oltre 25.000 donne e bambini hanno perso la vita a Gaza. Almeno 17.000 madri hanno dovuto seppellire i propri figli, mentre più di 50.000 donne incinte hanno perso i loro bambini non ancora nati. In questo contesto, a differenza del mondo occidentale, la festa della mamma diventa un simbolo di lutto e resistenza. Le madri di Gaza, nonostante il dolore, continuano a lottare per la sopravvivenza dei loro figli, affrontando ogni giorno la paura, la fame e la mancanza di cure mediche. La loro forza è un atto di eroismo quotidiano, un grido silenzioso contro l’ingiustizia.

Viva le mamme che non si arrendono

Queste donne non sono solo madri. Sono custodi della dignità umana. Il loro amore non è solo materno, è universale. Le loro lotte non sono solo private, sono politiche. Dalle guerre alle dittature, dalla violenza patriarcale all’impunità, queste madri si ergono contro il mondo che le vorrebbe mute e piegate.
In un tempo in cui troppo spesso la maternità viene usata come slogan politico o ridotta a ruolo domestico, queste storie ci ricordano che essere madre è anche un atto di rivoluzione.

Viva le mamme che piangono, gridano, denunciano, scrivono, scioperano, cercano, resistono.
Viva le mamme che non si arrendono.
Viva le mamme che cambiano il mondo.

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